Abu l-Walid Muhammad Ibn Rušd (Averroè, 1126-1198) è stato uno dei massimi e più celebri filosofi arabo-islamici del Medioevo. Tra il 1159 e il 1194 circa, scrisse in arabo una serie di commenti a quasi tutte le opere di Aristotele, in tre diverse forme: epitome (una sorta di compendio di alcune parti del testo aristotelico, spesso arricchito di riferimenti alle opinioni sue e di altri autori antichi e medievali al riguardo), commento medio (una parafrasi dell’opera di Aristotele, non priva di osservazioni personali), e commento grande (una dettagliata interpretazione delle singole parole e idee espresse dal filosofo nel testo studiato, che viene lì riportato alla lettera, nelle traduzioni arabe medievali). Tra queste opere, che ebbero grande fortuna nel Medioevo non solo arabo-islamico, ma anche latino ed ebraico, il Commento medio alla Metafisica di Aristotele, scritto nel 1174 e successivamente riveduto dall’autore stesso, e andato perduto nel testo originale arabo, non risulta essere mai stato tradotto in latino o in una lingua moderna. Tuttavia, ne esistono ben due diverse traduzioni ebraiche, fondate entrambe sul testo arabo e realizzate l’una a Roma nel 1284 da Zerahyah Hen, l’altra nel 1317, probabilmente ad Arles in Provenza, da Qalonymos ben Qalonymos; tutt’e due queste traduzioni erano finora pressochè inedite.
Dopo un’ampia introduzione sulla storia e la fortuna del testo di Averroè e una traduzione italiana commentata dei primi due libri, quest’opera presenta un’edizione critica del testo completo della traduzione arabo-ebraica di Zerahyah, messa a fronte con un’edizione provvisoria della traduzione di Qalonymos.
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