More urbico lavatur: la clausola pubblicitaria di CIL XI, 721 (da Bononia), che intitola il libro, sintetizza icasticamente i poli concettuali della monografia, ossia il termalismo igienico come veicolo di romanizzazione e inveramento architettonico della stessa nella topografia urbana. In linea più generale, l’opera si inserisce all’interno delle ricerche sulla “Water Culture in Roman Society” e il sottotitolo del libro veicola le coordinate geografiche (regiones VII e VIII) e contenutistiche (epigrafia termale), a partire dalla fonte documentaria utilizzata: le testimonianze epigrafiche. Le cifre caratteristiche della ricerca sono l’approfondimento ecdotico di ogni testimonianza e l’approccio interdisciplinare. Parte fondamentale dell’approfondita analisi di ogni iscrizione è infatti la presenza di apografi ricostruttivi da rilievo digitale (finora mai eseguiti del tutto o con esiti non soddisfacenti), che verifica la verosimiglianza impaginativa delle ipotesi integrative proposte. All’analisi della stratificazione informativa di ogni testimonianza epigrafica segue la ricognizione sullo stato attuale delle conoscenze archeologiche, per contestualizzare l’iscrizione e ipotizzare, ove possibile, un raccordo tra le evidenze archeologiche e la documentazione iscritta: l’originalità del presente lavoro sta infatti anche nella valorizzazione a fini documentari della relazione tra fonti epigrafiche, emergenze archeologiche e analisi topografiche, per desumere dalle evidenze archeologiche informazioni utili a migliorare l’esegesi testuale e trarre, di converso, dal dato epigrafico indicazioni per inserire l’edificio termale nella forma urbis o ambito territoriale di pertinenza, soprattutto quando l’ubicazione dell’apprestamento termale non sia nota o circostanziabile. Il corpus epigrafico è organizzato geograficamente, da nord a sud, e consta di ventitré testimonianze, divise per regiones.